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Non c’è restauro se non c’è arte. Il restauro, infatti, richiede al tecnico professionista che ci sia una conoscenza artistica che vada oltre alle sole conoscenze tecniche costruttive. Il restauro, non lascio posto all’espressione artistica del restauratore ma solo alla sua interpretazione.
Questo dibattito è molto acceso ancora oggi all’interno del panorama del restauro, infatti, molti restauratori non sono disposti a mettersi in ombra per far risaltare l’opera, sentendosi più artisti che restauratori. Il vero restauratore però sa essere artista anche senza oscurare e rovinare il bene.
Molto spesso, alcune opere vengono proprio rovinate dalla presunzione del restauratore, che facendosi cogliere da un momento di estro artistico, toglie dai riflettori il vero protagonista. Il restauratore deve saper agire nell’ombra di quello che è il vero protagonista, l’opera d’arte, ascoltandone le parole inespresse per riportare alla luce la sua essenza.
L’obiettivo principale è quello di far emergere ciò che l’opera d’arte ha ancora di autentico, senza andare ad aggiungere fronzoli. Ovviamente, il restauratore che si occupa di restaurare dipinti e pitture sarà un abile pittore e le sue doti renderanno più facili l’intervento, questo però non lo deve portare a far prevalere la sua personalità mettendo in disparte l’opera.
Il miglior restauro è quello che sa applicare l’arte della “rinuncia” come forma principale di intervento, less is more, per far sì che l’espressione artistica del bene sia quella che risalti.